Arrivò un punto della mia crescita in cui ero così irriquieta ed ansiosa di cercare, di trovare chissà cosa fuori dal mondo a cui appartenevo da sempre, tanto da dover prendere un pò di cibo e una coperta e partire. Partire verso una luce da me sconosciuta, ma di cui avevo sempre sentito parlare ai pescatori viaggiatori, dicevano che era in tutti i luoghi, ma di tutti i posti che avevano girato, in lungo e in largo, non si trovava.
Ho camminato per lungo tempo in quel sentiero che mi indicava la luce.
Ho ascoltato i lamenti del vento che mi invitava a fermarmi e tornare indietro, e altre volte invece mi spingeva. Ho osservato le foglie secche che, troppo deboli, si sono staccate dall'albero senza poter proseguire e quelle nuove che lacrimavano di gioia al passaggio mattutino.
Ho incontrato freddo e gelo, che mi hanno costretta a fermarmi.
Mi sono scaldata con le foglie morte, nutrita con i germogli e riposata con il buio della notte.
Sono stata ferma per giorni, ma forse mesi. Era così facile stare fermi che quasi mi dimenticavo il motivo della mia partenza..
Ferma.
Cosa vuoi fare più di quello che già stai facendo? Ti svegli, sorridi, mangi, bevi, cammini, sorridi e dormi, pronta per il domani.
E si riparte.
Sono passati anni, stagioni. Torna l'autunno, l'inverno. Quella mattina era meno freddo del solito, la neve si era sciolta sugli alberi e il sole riscaldava più intensamente.
Avevo trovato un angolino vicino a un ruscello dove poter tirare su una capanna e quella era la giornata perfetta per iniziare a lavorarci.
Il ruscello dove poter pescare, dove potersi lavare, dissetare, e far crescere nuovi germogli. Alberi vecchi ma robusti a proteggere il nido dal vento, e una piccola pianura a fianco dove poter coltivare.
Per molti anni avevo camminato, e troppi di questi avevo pensato che un giorno mi sarei dovuta fermare.
Dopo un mese mi trasferivo in quell'angolo di mondo che così generosamente aveva fatto spazio a me, piccola ed inutile a suo confronto, ma piena di gratitudine coltivai, curai quel paradiso come un figlio.
Passò il tempo, ma non so dire quanto, non ero più in attesa o in cerca di niente. Stavo andando avanti, e non camminavo cercando la luce, camminavo nella luce che mi illuminava di giorno e si spegneva di notte per farmi riposare e preparare al nuovo. Per tutto il tempo che avevo camminato sola, in realtà ero rimasta ferma nella mia ignoranza. Adesso che ho trovato una casa mi sento di nuovo di avanzare nella vita.
Nei giorni di bufera e di ghiaccio imparai a difendermi e col tempo anche a evitare i grossi danni al grano.
Quella mattina si avvicinò con curiosità e diffidenza un cervo.
Aveva una zampina ferita probabilmente da una trappola messa nel bosco. Lo nutrii, lo curai e ci facemmo compagnia.
Passò altro tempo e quando mi svegliai era di nuovo primavera. Geff, così lo chiamavo, era sparito. Ebbi paura che si fosse ricacciato nei guai, e andai a cercarlo. Passò il giorno e tornata a casa per riposare lo vidi lì ad attendermi. Non dissi nulla e lui da lontano mi guardò fissa negli occhi, occhi grati e sereni, ricambiai con altrettanta gratitudine e gioia e così ci salutammo. Riprese per il bosco.
In quegli anni tornò a trovarmi di tanto in tanto, all'inizio dell'inverno e il primo giorno di primavera. Ogni volta era una meraviglia per me.
Tre primavere trascorsero e iniziò di nuovo il freddo. Il torrente era stranamente in piena, aria di tempesta tuonava nell'aria e il cielo più cupo del solito mi avvertivano che qualcosa stava accadendo.
Non passò.
I giorni correvano e non passò.
Il maltempo smise e fu calma piatta. Tutto intorno fu silenzio. Stetti per tutta la giornata ferma seduta sulla riva del ruscello ad osservare l'immobilità dell'acqua, intorno a me non si muoveva una foglia, il cielo era senza una nuvola, ma il sole sembrava non ci fosse se non per il chiarore del giorno. Gli unici rumori che udii furono quelli dei miei respiri, lenti e profondi, non un uccello cantava e non un pesce sguazzava.
Presto fù buio. Le stelle si impossessarono del cielo e tutto fu illuminato solo da esse. Lasciai la finestra aperta quella notte per ringraziarle della compagnia...
Aprii gli occhi, un nuovo giorno correva veloce tanto da faticare a stargli dietro, nuove cose da fare, da vedere, piantai un albero vicino al ruscello dove Geff beveva sempre e continuai a curare le carote, le patate, il grano.
Che hanno fortunato quello, il raccolto fu molto generoso.
E' cresciuto quell'albero, ed ora che sono vecchia mi ritrovo spesso ad appisolarmi la sotto perchè quando batte forte il sole rimane l'unico punto di ombra e fresco, e lì passo i momenti di beata solitudine aspettando il lungo sonno.
Adesso so di cosa erano in cerca quei pescatori viaggiatori.. la pace. E so che non devi cercarla in capo al mondo, ma dentro di te e portarla in ogni luogo!